In seguito alla tragedia dell’11 settembre, gli USA cominciarono a bombardare l’Afghanistan, il 7 ottobre del 2001 e l’oppressione delle donne afghane fu usata come giustificazione per rovesciare il regime talebano. Cinque settimane più tardi, la first lady americana Laura Bush dichiarò trionfante: “grazie al nostro recente impegno militare in gran parte dell’Afghanistan, le donne non sono più a lungo imprigionate nelle loro case; la lotta contro il terrorismo è anche una lotta per i diritti e la dignità delle donne”. In ogni modo il 2010 rivela un’altra prospettiva: le donne sono frustrate pubblicamente, la loro libertà è diminuita rispetto ad altri periodi storici e ogni anno 160 donne si danno fuoco. Questa situazione pone una domanda: perché? La risposta è semplice: perché loro non hanno diritti. La costituzione dell’Afghanistan del 2004 dichiara: lo Stato dovrebbe escogitare ed implementare programmi effettivi per bilanciare e promuovere l’istruzione per le donne, migliorare l’istruzione dei nomadi ed eliminare l’analfabetismo nel paese . La costituzione vale un po di più della carta su cui è scritta, è molto difficile che venga applicata in una nazione dove i fondamentalisti sono ancora al potere. Ancora, c’è un altro Afghanistan. Un paese dove le donne rappresentano il lato innovativo della società, la spinta del rinnovamento e dello sviluppo dell’economia e della cultura. C’è un Afghanistan dove le donne lavorano, dove le donne esprimono il loro disaccordo verso il potere e dove esprimono la loro cultura e le loro competenze. Per il momento queste donne rappresentano una minoranza limitata nelle grandi città ma questa minoranza è in continua crescita e traccia il confine tra una nazione governata dai fondamentalisti e una nazione che sarà quella del futuro. Il film che ne viene fuori è un collage  di interviste e di immagini scioccanti, che mostra in maniera intelligente le due facce dell’Afghanistan, rivelando le cause che rendono le donne afghane, contemporaneamente, la vera risorsa di sviluppo del paese e le uniche vittime di una società corrotta e violenta.

2011
Data
Documentario
Genere
54′
Durata
scritto e diretto da:
Fanco Fracassi
Regia e Sceneggiatura