Questo film è dedicato a tutte le persone che hanno subito e subiscono persecuzioni in giro per il mondo. Questo film è dedicato alla verità giornalistica e a tutti quelli che si battono per un mondo migliore. Questo film è dedicato agli utopisti e ai sognatori. Perché i veri folli sono quelli che sono convinti che i sogni non si possano realizzare. Ci avevano spiegato per anni che c’erano stati dei cattivi (poliziotti) che avevano massacrato dei buoni (manifestanti). Ma nulla più. Quello che abbiamo cercato di fare noi è spiegare perché i poliziotti si sono comportati in quel modo, perché una parte dei manifestanti ha devastato la città e chi glielo ha permesso. Abbiamo cercato di scoprire i mandanti del massacro di Genova, di trovare eventuali colpe anche tra i manifestanti. Inoltre, abbiamo anche cercato di ricostruire il più fedelmente possibile una vicenda che troppi ricordavano in maniera confusa. Infine, abbiamo dato la giusta dimensione all’accaduto. Finora era sempre stato analizzato come un puro fenomeno di repressione nazionale (italiana) e le colpe tutte addebitate al governo Berlusconi e al vide presidente del consiglio Gianfranco Fini. Noi abbiamo raccontato il G8 per quello che era realmente: il più importante vertice internazionale, in cui si sono prese decisioni che hanno riguardato tutto il mondo, anche negli anni a venire. Abbiamo spiegato che proprio per questo motivo l’ordine pubblico è stato preparato con quasi due anni d’anticipo (governo D’Alema), che le riunioni sono tenute al ministero degli Esteri, e non in quello dell’Interno, e che le decisioni sono state prese a livello di servizi segreti e di polizie degli otto Paesi partecipanti al G8, decisioni sponsorizzate dalle grandi multinazionali e società finanziarie, i soggetti che più erano interessati a un certo andamento del vertice. Nessuno parla mai di quello che è stato deciso in quel G8. In undici anni la cosa è stata ignorata. È anche questo il motivo di pestaggi così violenti. Sviare l’attenzione dal vertice. A Genova dovevano essere prese due importanti decisioni: siglare il trattato di Kyoto per la limitazione dell’emissione dei gas serra nell’atmosfera (ecologia), decidere quale tipo di globalizzazione portare avanti. I manifestanti sono arrivati da tutto il mondo con lo slogan “un altro mondo è possibile”. Non erano contro la globalizzazione, ma a favore di una globalizzazione più umana e rispettosa dell’ambiente, una globalizzazione che mettesse al centro i valori della vita umana, della dignità del lavoro e di uno sviluppo ecocompatibile. Gli otto grandi volevano una globalizzazione dei mercati (senza o con poche regole), del commercio (inteso come commercio selvaggio), del lavoro (senza dare importanza alle regole), dello sviluppo industriale (senza tenere conto dei danni all’ambiente). A Genova si è svolto l’ultimo atto di queste due visioni del futuro. La battaglia finale di una guerra cominciata molti anni prima. Hanno vinto i fautori della globalizzazione mercantile e hanno perso coloro che sostenevano lo sviluppo sostenibile. A Genova è stato anche stroncato un movimento unico nel suo genere. Un movimento che era riuscito per la prima e ultima volta a mettere insieme agricoltori ed operai, pacifisti e sindacalisti, movimenti religiosi e fautori dell’aborto, femministe ed ecologisti, studenti e attivisti politici. A Genova il mondo è stato caricato su un treno lanciato a folle velocità su di un binario senza scambi. Treno che si è schiantato sette anni dopo contro il muro dei crack bancari statunitensi. Le decisioni di Genova hanno portato alla crisi economica che il mondo sta vivendo oggi.